martedì 26 novembre 2013

Coming Soon. Ed un piccolo omaggio

No, non mi sono dimenticato del mio blog, anche se tra un post e l'altro si potrebbero disputare le Olimpiadi, avete ragione.
Presto posterò qualcosa che ho in testa da molti mesi a questa parte, ma che preferisco redigere solamente dopo aver visionato un film in uscita in questi giorni, per poterlo rendere il più obiettivo possibile.
Nel momento in cui sto scrivendo, si sono da pochi giorni spenti gli echi di un cinquantenario molto sentito negli Stati Uniti, e che forse nel resto del mondo non è stato ricordato abbastanza, a mio parere.
Il 22 novembre del 1963, come tutti (o quasi) sapranno avvenne in quel di Dallas l'attentato del presidente John Fitzgerald Kennedy, sì esatto quello della Crisi di Cuba, ma non solo. Non sarò certo io ad infilarmi in un vespaio di dibattiti politici riguardanti il suo mandato, lungi da me, trovo però che sia giusto ricordare un uomo che ci ha provato. Ci ha provato sul serio. Ha commesso errori, come tutti.
Ma ha anche tentato di dare una svolta.
Per questo, tanto di cappello.


domenica 10 novembre 2013

Upside Down - Considerazioni personali (Piccola recensione)





Recentemente mi è capitato di vedere questo film comodamente a letto, tra coperte calde e accoglienti ed un senso di tranquillità carezzevole. Il che, considerata la trama portante del film in questione e le vicissitudini dei protagonisti, mi ha fatto sentire un po'in colpa nei loro confronti.
Adam ed Eden, i due ragazzi innamorati e divisi letteralmente da due mondi opposti (ora vi spiegherò meglio) sono interpretati da attori relativamente ancora molto giovani e talentuosi, per quanto riguarda la loro generazione, si tratta di Jim Sturgess e Kirsten Dunst per la cronaca (Sì, lei è la Mary Jane di Spider Man, quello di Sam Raimi, non il reboot ).
L'ambientazione è di sicuro impatto e molto suggestiva, vi sono due mondi sovrapposti,regolati da forza di gravità inverse che non permettono agli abitanti di quello superiore di poter vivere su quello inferiore, e viceversa. In barba a decenni di scoperte scientifiche e leggi della fisica accuratamente approvate da Stephen Hawkins, Isaac Newton e Margherita Hack (che se fosse viva sono sicuro avrebbe da ridire con enfasi anche su questo film, ci scommetto), il Mondo Di Sopra e il Mondo Di Sotto convivono più o meno pacificamente, anche se come da copione si tratta di stili di vita completamente agli antipodi: di sopra si sta da Dio, il sistema funziona a meraviglia, c'è lavoro per tutti (amo le opere di fantasia proprio per queste utopiche visioni) e la sera si va a ballare il tango con la coscienza pulita. Di sotto invece le cose non vanno proprio così, si respira un clima pesante, la povertà dilaga, le masse di indigenti sono costrette a lavorare duramente per estrarre i materiali che poi vengono trasferiti di sopra e garantiscono il benessere degli abitanti-gemelli. Adam vive di sotto, è un sognatore nato, Eden è la rampolla di buona famiglia del mondo superiore, inevitabilmente si conoscono quando sono bambini, tra sguardi lontanissimi (un cielo intero li separa) e sorrisi pieni di speranza, forse si innamorano da subito.
Il film è dotato di un ritmo blando, molto criticato dai cosiddetti esperti di cinema e addetti ai lavori, che forse, visto il cast e la trama pseudo-fantascientifica, si aspettavano un giocattolone roboante sulla falsariga di Trasformers, eppure.. Eppure la pellicola di Solanas a mio parere trova il suo punto di forza su una certa delicatezza nel tratteggiare questo amore dolce e un po'infantile che si instaura fra i due esponenti delle realtà opposte, la fotografia è accurata e affascinante, il tema fantascientifico e futuristico rimane sullo sfondo, fa da cornice alla storia che si dipana tra pochi colpi di scena, impregnata da una notevole intensità da parte del personaggio maschile interpretato da Sturgess, che vince alla grande il confronto con l'altra attrice protagonista, forse troppo algida e sonnolenta per la parte di Eden.
Insomma, Upside Down è un film da vedere se vi piacciono i temi "alla Bradbury", per intenderci, ma anche e soprattutto per poter rendersi conto che a volte, per poter raccontare una storia d'amore o di sentimenti credibili, non è necessario calare i protagonisti nella realtà quotidiana che viviamo noi stessi per suscitare il processo di immedesimazione tanto caro a coloro che si emozionano davanti allo schermo.
Non è un capolavoro, ma vale la pena dargli una possibilità, per l'originalità e l'idea che sta alla base, davvero intrigante.


venerdì 18 ottobre 2013

Grandi Manovre

Ottobre è un mese-scatolone.
Non passa giorno ormai in cui non mi ritrovi a riempire scatole e scatole di oggetti, vestiti, ricordi, pensieri, emozioni. Del resto, è così che vanno le cose quando prendi in mano la tua vita e decidi di saltare, di diventare grande.
Il bello di tutto questo è ovviamente il fatto che saltare da soli non sarebbe affatto divertente, anzi diciamo pure che sarebbe da pazzi masochisti. E allora ecco che entra in scena un'altra mano,da stringere forte, guardare negli occhi la persona che ti sta accanto in bilico tra cielo e terra ( in questo caso direi Oceano, un mare spaventoso ma allo stesso tempo bellissimo) e poi spiccare il volo, insieme, sperando che il salvagente attorno alla vita e soprattutto la capacità di nuotare insieme possano fare la differenza.
Mi viene in mente la canzone di Ligabue, "ho messo via", e anche in quel pezzo se ricordo bene il cantautore romagnolo parlava di scatoloni riempiti con pezzi di vita che non possono essere messi via così facilmente, quando è in atto un cambiamento. Mi guardo intorno, vedo tutti i miei libri, quelli letti da bambino e gli altri, grazie ai quali ho imparato ad essere nottambulo, perchè certe storie, quando mancano diciannove pagine alla parola fine, non puoi certo interromperle sul più bello e aspettare domattina. Proprio no.
Volto la testa, e mi ritrovo al cospetto del mio pc. Uno di quelli fissi, che ormai sono passati di moda, scavalcati da quei maledettissimi chihuahua chiamati tablet, pieni zeppi di App ( MAI dire Applicazioni davanti a qualche sedicente esperto di informatica, sarai etichettato come antiquato senza appello che tenga) ma che a mio parere non hanno nemmeno una stilla del fascino vintage di un Pentium 133 Hertz. Certo, e questo lo dico sottovoce nascondendomi sotto il letto, non posso negare che siano comodi, portarsi Internet ovunque, sul pullman o al pub, se non al cinema, è indubbiamente un vantaggio innegabile.. Del resto, perchè godere di un buon film dall'inizio alla fine quando puoi controllare ogni diciannove secondi le Ultime su WhatsApp???
Va bene lo ammetto, questa era una frecciatina nei confronti di quell'orribile persona che avevo seduta accanto l'ultima volta che sono andato al cinema a vedere un film horror, ovvero The Conjuring- L'evocazione (Guardatelo, è farina del sacco di James Van, il tipetto che ci ha regalato Saw).
Insomma, che diavolo ti porti a fare il tablet al cinema?!E soprattutto perchè devi illuminarmi a giorno mentre cerco di rilassarmi guardando un film?!Ok la smetto, torniamo agli scatoloni, che è meglio.
Saluto il mio computer dandogli una pacchetta sul monitor, perchè non me lo porterò con me, rimarrà al suo posto, un guardiano silenzioso che preserverà la mia stanza durante l'assenza.
Altri scatoloni, altri vestiti da metterci dentro. Pantaloni, magliette, felponi che mi hanno riscaldato durante i freddi inverni in cui me ne andavo in giro per la città scorrazzando sul mio scooter ormai passato a miglior vita, scarpe comode, scarpe meno comode, mutande, boxer. Chiuso.Sigillato.
Un altro scatolone, capiente. Qui dentro ci metto il ricordo agrodolce di un musical a cui ho partecipato durante gli anni del centro estivo (nessuno sarà mai di nuovo un John Travolta come me, in Grease, non certo con i miei passi inventati di sana pianta a fine coreografia), amici perduti durante la strada, altri ritrovati anche se saltuariamente, la prima volta che ho viaggiato da solo in treno per recarmi ad una mostra, la prima medaglia che ho vinto durante una competizione d'atletica, gli anni divertenti delle medie, quelli intensissimi e caotici delle superiori.Chiuso. Sigillato.
Ne riempirò altri, prima di andare via. Non è così triste come dicono riempire gli scatoloni, fa parte della vita, si dice così giusto? Basta indossare le scarpe adatte. E non smettere mai di camminare.


venerdì 4 ottobre 2013

Intermezzo numero 1: anticipazioni, considerazioni e appunti mentali sul romanzo (ebbene sì)

Piccola premessa.
In questo post saranno inserite immagini disturbanti trovate qua e là in giro per la Rete, quindi se appartenete alla categoria "Oh mio Dio dev'essere matto questo qui per mettere su un blog queste, queste, oh my gosh, queste orribili immagini, avrebbe bisogno di aiuto, è disturbato" siete pregati di non proseguire.
Perchè il romanzo, indipendentemente dal fatto che possa uscirmi bene o una schifezza su tutta la linea, tratterà tematiche non solo delicatissime, ma soprattutto da un punto di vista che forse nessuno ha mai VERAMENTE preso in considerazione.
Mi trovo ancora in una fase di gestazione, protagonisti e situazioni sono in divenire, ma le basi ci sono e presto saranno le atmosfere su carta a stabilire quanto io stia imboccando la strada giusta.
Ovviamente le immagini che inserisco qui sotto non sono farina del mio sacco, io e photoshop non ci siamo mai parlati, ma credo che rappresentino una gustosa anticipazione di ciò che potrete trovare all'interno delle pagine che con così tanta fatica e impegno sto riempiendo d'inchiostro..
E'tutto metaforico, in realtà su carta non scrive più nemmeno Umberto Eco, per intenderci, ma sono sicuro di aver reso l'idea.

Considerate questo post come una specie di BookTrailer..anzi BlogTrailer.

-Ecco...tu mi hai creato..e ora rideremo insieme...non ti piace più questo gioco,vero...?-


Scrivere non è mai un gioco, soprattutto se ami farlo e sei un perfezionista come il sottoscritto. Si tratta di estrarre dal cilindro personaggi ed eventi che senti dentro, e di questo sono convinto, ma sono assolutamente sicuro che questo non debba per forza coincidere con il tuo vissuto.
Smetti di guardare troppo dentro te stesso, sarà allora che inizierai a vederti per davvero.
Lo so fa tanto Zen, ma chissà perchè sono sicuro di non aver scritto una cazzata, qui sopra.


-..................-

Questa foto è tratta dal film "I figli del Grano", pellicola ispirata ad un noto romanzo, o racconto (non ricordo, shame on me!!!) di Stephen King, che mi piacque molto. Per qualche strana ragione, o connessione con il Re (seee, ti piacerebbe, John Doe!), ho scoperto che uno dei personaggi che appariranno a breve nel romanzo assomiglia fisicamente molto a questa dolce bambina del film.


-Acqua... Acqua....Fuochino..Fuoco..Mi hai trovata..Ed è solo l'inizio...Noi siamo in tanti, qui per Te.





Se credete di aver capito tutto riguardo la trama del romanzo..
Se credete che si tratti della solita storia di paura con una bambina demoniaca..
Se credete che io vi abbia fatto già capire tutto, e non vi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che invece io sia un grandissimo essere senziente dispettoso e in realtà abbia voluto sviarvi in gran parte se non del tutto...

Allora restate sintonizzati da queste parti, non vi costa nulla, e poi l'Inverno Sta Arrivando... (non c'entra nulla ma come potevo resistere?Tutti Citano Martin prima o poi.)
Voglio rassicurarvi. NON ci saranno bambine indemoniate.
Ma qualcosa di molto più terribile.
Credo molto in questo progetto, grazie per il vostro supporto, fin da adesso.

A presto,
vostro Adorato John Doe
















lunedì 16 settembre 2013

La vita, l'orrore, l'amore e tutto il resto...Io e Dylan

Il primo Dylan Dog della mia vita. Il numero 86, se non ricordo male, conservato come una reliquia dentro una bustina intoccabile insieme agli altri. La prima volta non si scorda mai.






Come tutte, o quasi, le storie migliori, quella fra me e Dylan iniziò per caso, in un pomeriggio come tanti altri.
Era il 1991, se non sbaglio, vado a memoria senza l'ausilio dei fumetti, ho deciso di scrivere questo post affidandomi solamente ai miei ricordi, quindi perdonate eventuali errori o discrepanze, right?
Dicevo.. correva l'anno Millenovecentonovantuno, ero un bambino sognatore, a cui piaceva giocare con i Masters ( He-man, Skeletor e la loro faida su Eternia mi toccava profondamente) e leggeva ogni settimana il Topolino. Poi, quel giorno, decisi di entrare in edicola, come sempre, comprare il settimanale di Mickey Mouse e compagnia bella, come sempre. Successe qualcosa, però, che ancora fatico a spiegarmi. Vi starete chiedendo come sia possibile che un ragazzino di dieci anni scelga di acquistare un fumetto con una copertina simile, la verità è che non so spiegarlo nemmeno io. Sono sempre stato predisposto alla letteratura "di genere", e l'horror mi ha affascinato terribilmente soprattutto nei primi anni dell'adolescenza. Edgar Allan Poe, Howard Philips Lovecraft, Richard Matheson per citarne alcuni. King  segnò la svolta, ma avvenne qualche anno dopo,e questa è un'altra storia.
Morale della favola: comprai quell'albo dalla copertina terrificante, vi si vedeva Dylan in balia di un demone pronto a tagliarlo a fettine, e se siete rimasti ancora qualche riga più in su, a tentare di fare psicologia spicciola sulla mia passione per l'horror fin da piccolo, con tanto di elucubrazioni deliranti sul fatto che abbia avuto un' infanzia infelice o chissà quale altra baggianata, allora chiudete subito questo blog, perchè non fa per voi.
Tornai a casa, mi posizionai in giardino, perchè a quell'epoca vivevo in una ridente villetta in campagna, lontano dal trambusto della città e mooolto distante dai miei amici lasciati indietro dopo il trasferimento, quindi mi rifugiai in questo nuovo fumetto.
Era molto diverso da Topolino. Non ci misi molto a capirlo.
Rimasi ammaliato dalla storia, dalla profondità del personaggio e dalle atmosfere cupe, smorzate da un romanticismo forse troppo maturo per la mia età, molti aspetti e livelli delle storie di Dylan li capii negli anni successivi, ma la passione per qualcosa che ti entra dentro è virale, cresce cresce cresce e diventa parte di te.
Dylan mi entrò nel cuore, insieme alla sua esclamazione famosissima, quel Giuda Ballerino che avrebbe fatto scuola, le sue donne, amate con tutto se stesso nonostante non siano quasi mai durate più di un albo (no non è italiano, è inglese il nostro bel tenebroso), il suo assistente Groucho, degna spalla in grado di rendere più leggera, con le sue battute agghiaccianti e le gag quasi teatrali, l'atmosfera paurosa che permea le pagine di questo fumetto.
Dylan Dog parla di tante cose, fermarsi all'aspetto sanguinolento e orrorifico delle sue storie significa non capire un bel niente, sarebbe come giudicare poco di buono una bella donna solamente perchè indossa i tacchi alti, per intenderci. Insomma, sarebbe proprio da stupidi e ignoranti, e il fatto che negli anni l'abbiano fatto giornalisti e critici molto più qualificati di me, umile Signor Nessuno della rete, la dice lunga.
Perchè Dylan parla d'amore, molto spesso. Amori sbagliati, amori inconsueti, amori tra uomo e donna, tra uomo e uomo, tra donna e donna, tra umani e mostri, tra mostri e mostri, e potrei continuare ancora per venti righe, credetemi. Dylan parla della vita, che non sempre è come la desideriamo, ma nonostante tutto la viviamo e l'affrontiamo, spesso la malediciamo perchè cerca di fotterci, è vero, ma è proprio questo a fortificarci. Dylan non arriva mai all'ultima pagina della storia senza aver sofferto, amato, lottato, pianto, riso. Dylan è un uomo come noi, questo lo rende grandiosamente vero, ogni volta che impugna la sua pistola, una scassatissima Bodeo recuperata in una grotta quando non aveva nemmeno vent'anni, ci pensa sempre due volte prima di sparare, solitamente per legittima difesa, perchè ama la vita, e la rispetta.
Vi consiglio di leggerlo, e nel caso vorrete farlo, vi elenco qualche titolo, tra quelle che sono le mie storie preferite. "Sciarada", "Armageddon", "Il cervello di Killex", "Il lungo addio" (questo albo merita un post a parte, di prossima pubblicazione), "Il seme della follia" (un capolavoro ASSOLUTO firmato Paola Barbato) e "Johnny Freak", che è l'albo perfetto se state cercando una storia pronta a commuovermi, vi sfido a non piangere dopo aver letto l'ultima pagina.

Concludo ringraziandoti, Dylan, e che tu possa vivere ancora molto a lungo, a dispetto delle freddure di Groucho, delle delusioni amorose che ti porti dietro come cicatrici che sanno di labbra scarlatte sulla pelle, e di tutti quegli zombi, fantasmi, vampiri, licantropi, banshee, fate, streghe, demoni, serial killers, ghoul, goblin e creature di ogni genere che ogni mese provano a farti la festa. Resisti Dylan. Resisti anche tu, come noi.

sabato 31 agosto 2013

Questione di Ispirazione

Non c'è niente di più velenoso per uno scrittore, o aspirante tale, di una pagina bianca.
Quando ero più piccolo, e le mie ginocchia sbucciate costituivano il pane quotidiano per mia madre e il balsamo-panacea chiamato MercuroCromo (ve lo ricordate?), sbuffavo sempre davanti al foglio bianco del
quaderno. Più che altro perchè non avevo ancora sviluppato la passione per la scrittura e l'unica fantasia al potere nella mia testa suggeriva piani di evasione dall'aula durante le ore di matematica, con la complicità mai venuta meno dei miei compagni di classe. Eravamo una squadra, ben oliata al novantanove per cento.
Un ingranaggio solo non funzionava a dovere. Io.
Non ero tagliato per marinare la scuola, ammettiamolo, c'erano fuoriclasse molto più in gamba di me e non avevo certo intenzione di scalzarli dal loro trono. Così iniziai ad amare la pagina bianca, a vederla per quello che era davvero.
Una pagina bianca.
Un MILIONE di possibilità.
Con il passare degli anni, io e la pagina bianca siamo diventati buoni amici. Certo, non le avrei mai affidato i miei sogni e le speranze, non possedevamo quell'intimità sensuale che si instaura tra confidenti, fra ragazzo e diario segreto con tanto di lucchetto dorato, però..
Però...
Andavamo d'accordo. Io le dicevo come far scendere in cantina i miei piccoli amici della Banda Dei Lacci Blu, e lei in cambio si faceva tatuare dalla mia penna. Io le parlavo dei demoni e i mostri che avrei voluto scatenare sul mondo fittizio di un racconto più valido allora di come lo avrei pensato poi qualche anno fa, e lei, magnifica tentatrice, mi ricompensava con volute d'inchiostro che iniziavano a darmi... conforto.
Conforto e speranza.
Perchè, come ho scoperto crescendo, puoi nascere con un talento, e lasciarlo sfiorire. Puoi nascere con un talento e coltivarlo come faceva Miyagi con i suoi bonsai (Karate Kid, mai sentito nominare? Blasfemi.)
Oppure puoi nascere senza sapere con certezza se quel talento è insito nella tua natura di uomo, e allora diviene tutto una scommessa. Perchè devi darti da fare, rimboccarti le maniche e ingranare la quarta.
Questa è quella che preferisco. Io non so dirvi a quale categoria appartengo, ma di una cosa sono certo.
La macchina è accesa, il motore romba che è un piacere, il posto del passeggero davanti è scaldato da chi di dovere, ma c'è ancora spazio dietro, salite se vi va. Io parto. Vedremo come andrà a finire, in ogni caso sarà un viaggio interessante, di questo sono sicuro.

P.s. Un giorno vi parlerò della Banda Dei Lacci Blu. Quei piccoli scalmanati vogliono tornare, e io non ho intenzione di tenerli segregati nella mia testa ancora per molto. Simone è una ragazza peperina, e graffia, non bisogna mai contraddirla. La conoscerete. Ve lo prometto. Sulla Gallina.

giovedì 22 agosto 2013

Pro(B)logo

Le promesse mantenute sono tesori preziosi, e nessuno lo può sapere più di me, potete credermi.
Mentre le mie dita prendono a schiaffi (no non è vero, digito con la delicatezza sopraffina di una geisha quando pizzica le corde del suo Shamisen) la tastiera del mio portatile, mi ritrovo a chiedermi perchè.
Perchè ho deciso, alla fine, di creare un blog?E'una bella domanda, sapete?
Mi ero ripromesso di non sottostare mai, o quasi, alle mode del momento, e che vi piaccia o no, internauti
del ventesimo e ventunesimo secolo, il concetto di Blog fino a qualche anno fa non era altro che uno dei tanti modi per sentirsi Fighi in quel mondo pazzo, caotico, pericoloso, affascinante che può essere la Rete. Ci si può sedere comodamente alla scrivania, accendere il pc, spalancare le Finestre, e iniziare a pontificare su Tutto e Tutti.. Cosa? Come dite, voi dell'ultima fila? Sto esagerando? Mi sto aggrappando ad un pregiudizio ormai superato?
Ovvio che sì. Attraverso gli stereotipi l'uomo acuto può smantellare tutto ciò che li ha creati e giungere ad una, più o meno, soluzione meno ortodossa e coerente con i tempi che viviamo. Ma questo è un altro discorso, e io mi sono ripromesso ( sì, ancora promesse tirate in ballo, potrei quasi quasi intitolarlo così questo primo post, che ne dite voi? Sempre se qualcuno legge) che non sarei caduto nel solito, tragico, tristissimo, irritante errore che contagia quasi tutti i blog che ho visionato. Salire in cattedra.
Salire in cattedra.
Ok mi ridimensiono, tanto lo so che alla fine potrebbe capitare anche a me, nessuno è perfetto, giusto?
Salire in cattedra. Mai. O quasi. Magari il giusto, ecco. Quel che serve per giustificare la presenza dell' ennesimo spazio occupato in rete da qualcuno che, saltuariamente, si prende la briga di buttare giù due righe qui sopra.
Forma, sintassi, lessico, grammatica... cercherò di rispettare queste dee severe, ma non chiedetemi di stilare un articolo di giornale perchè non sono qui per questo. Patti chiari, amicizia lunga.
Mi sono perso, che cosa volevo dire all'inizio?
Ah sì, il perchè di questo blog, ecc ecc.
Qualcuno mi ha suggerito che potrebbe essere interessante tenerne uno, scrivere di cinema, fumetti, arte, o qualsiasi cosa mi passi per la testa, e sapete una cosa? Ci sono persone che dovrebbero essere ascoltate molto di più, e soprattutto molto più spesso di quello che il nostro orgoglio ci suggerisce. L'orgoglio è un'arma a doppio taglio. Quando posso lo tengo ben lontano da me, dovreste farlo anche voi. Oh no,scendi dalla Cattedra, John Doe. Ecco.
Bravo. Così. Sei sulla buona strada ragazzo.
Sono sulla buona strada. Prometto di provare a seguirla, un passo dopo l'altro.
Lo prometto sulla gallina.( sì, questa era in codice)


Questo è uno Shamisen.
Almeno non mi si accuserà di non sapere linkare le immagini, Giuda Ballerino.