lunedì 16 settembre 2013

La vita, l'orrore, l'amore e tutto il resto...Io e Dylan

Il primo Dylan Dog della mia vita. Il numero 86, se non ricordo male, conservato come una reliquia dentro una bustina intoccabile insieme agli altri. La prima volta non si scorda mai.






Come tutte, o quasi, le storie migliori, quella fra me e Dylan iniziò per caso, in un pomeriggio come tanti altri.
Era il 1991, se non sbaglio, vado a memoria senza l'ausilio dei fumetti, ho deciso di scrivere questo post affidandomi solamente ai miei ricordi, quindi perdonate eventuali errori o discrepanze, right?
Dicevo.. correva l'anno Millenovecentonovantuno, ero un bambino sognatore, a cui piaceva giocare con i Masters ( He-man, Skeletor e la loro faida su Eternia mi toccava profondamente) e leggeva ogni settimana il Topolino. Poi, quel giorno, decisi di entrare in edicola, come sempre, comprare il settimanale di Mickey Mouse e compagnia bella, come sempre. Successe qualcosa, però, che ancora fatico a spiegarmi. Vi starete chiedendo come sia possibile che un ragazzino di dieci anni scelga di acquistare un fumetto con una copertina simile, la verità è che non so spiegarlo nemmeno io. Sono sempre stato predisposto alla letteratura "di genere", e l'horror mi ha affascinato terribilmente soprattutto nei primi anni dell'adolescenza. Edgar Allan Poe, Howard Philips Lovecraft, Richard Matheson per citarne alcuni. King  segnò la svolta, ma avvenne qualche anno dopo,e questa è un'altra storia.
Morale della favola: comprai quell'albo dalla copertina terrificante, vi si vedeva Dylan in balia di un demone pronto a tagliarlo a fettine, e se siete rimasti ancora qualche riga più in su, a tentare di fare psicologia spicciola sulla mia passione per l'horror fin da piccolo, con tanto di elucubrazioni deliranti sul fatto che abbia avuto un' infanzia infelice o chissà quale altra baggianata, allora chiudete subito questo blog, perchè non fa per voi.
Tornai a casa, mi posizionai in giardino, perchè a quell'epoca vivevo in una ridente villetta in campagna, lontano dal trambusto della città e mooolto distante dai miei amici lasciati indietro dopo il trasferimento, quindi mi rifugiai in questo nuovo fumetto.
Era molto diverso da Topolino. Non ci misi molto a capirlo.
Rimasi ammaliato dalla storia, dalla profondità del personaggio e dalle atmosfere cupe, smorzate da un romanticismo forse troppo maturo per la mia età, molti aspetti e livelli delle storie di Dylan li capii negli anni successivi, ma la passione per qualcosa che ti entra dentro è virale, cresce cresce cresce e diventa parte di te.
Dylan mi entrò nel cuore, insieme alla sua esclamazione famosissima, quel Giuda Ballerino che avrebbe fatto scuola, le sue donne, amate con tutto se stesso nonostante non siano quasi mai durate più di un albo (no non è italiano, è inglese il nostro bel tenebroso), il suo assistente Groucho, degna spalla in grado di rendere più leggera, con le sue battute agghiaccianti e le gag quasi teatrali, l'atmosfera paurosa che permea le pagine di questo fumetto.
Dylan Dog parla di tante cose, fermarsi all'aspetto sanguinolento e orrorifico delle sue storie significa non capire un bel niente, sarebbe come giudicare poco di buono una bella donna solamente perchè indossa i tacchi alti, per intenderci. Insomma, sarebbe proprio da stupidi e ignoranti, e il fatto che negli anni l'abbiano fatto giornalisti e critici molto più qualificati di me, umile Signor Nessuno della rete, la dice lunga.
Perchè Dylan parla d'amore, molto spesso. Amori sbagliati, amori inconsueti, amori tra uomo e donna, tra uomo e uomo, tra donna e donna, tra umani e mostri, tra mostri e mostri, e potrei continuare ancora per venti righe, credetemi. Dylan parla della vita, che non sempre è come la desideriamo, ma nonostante tutto la viviamo e l'affrontiamo, spesso la malediciamo perchè cerca di fotterci, è vero, ma è proprio questo a fortificarci. Dylan non arriva mai all'ultima pagina della storia senza aver sofferto, amato, lottato, pianto, riso. Dylan è un uomo come noi, questo lo rende grandiosamente vero, ogni volta che impugna la sua pistola, una scassatissima Bodeo recuperata in una grotta quando non aveva nemmeno vent'anni, ci pensa sempre due volte prima di sparare, solitamente per legittima difesa, perchè ama la vita, e la rispetta.
Vi consiglio di leggerlo, e nel caso vorrete farlo, vi elenco qualche titolo, tra quelle che sono le mie storie preferite. "Sciarada", "Armageddon", "Il cervello di Killex", "Il lungo addio" (questo albo merita un post a parte, di prossima pubblicazione), "Il seme della follia" (un capolavoro ASSOLUTO firmato Paola Barbato) e "Johnny Freak", che è l'albo perfetto se state cercando una storia pronta a commuovermi, vi sfido a non piangere dopo aver letto l'ultima pagina.

Concludo ringraziandoti, Dylan, e che tu possa vivere ancora molto a lungo, a dispetto delle freddure di Groucho, delle delusioni amorose che ti porti dietro come cicatrici che sanno di labbra scarlatte sulla pelle, e di tutti quegli zombi, fantasmi, vampiri, licantropi, banshee, fate, streghe, demoni, serial killers, ghoul, goblin e creature di ogni genere che ogni mese provano a farti la festa. Resisti Dylan. Resisti anche tu, come noi.